L’Antica Fiera di Portomaggiore, come ogni anno, è accompagnata da una serigrafia unica realizzata da un artista locale. Quest’anno, è l’artista Maurizio Pilò a interpretare l’essenza della fiera attraverso la sua opera. La serigrafia non è solo un omaggio alla manifestazione, ma rappresenta un viaggio emozionale che esplora il tempo e la memoria del nostro territorio. Pilò, con il suo stile distintivo e la profonda connessione con il paesaggio, ci invita a riflettere sui momenti significativi che caratterizzano la vita di Portomaggiore. In questo articolo, esploreremo la vita e il percorso artistico di Maurizio Pilò, il significato della sua creazione per la fiera e come essa si intreccia con la cultura e l’identità di Portomaggiore.

Maurizio Pilò

Maurizio Pilò nasce a Faenza il primo maggio del 1957. Dopo il diploma al Liceo Artistico di Ravenna frequenta l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Segue i corsi di Umberto Folli, Tono Zancanaro, Remo Muratore, Giò’ Pomodoro, Paolo Racagni, Vittorio D’Augusta, Eugenio Carmi e Gabriele Partisani. Conclude gli studi con una tesi dal titolo “Segno naturale, segno artificiale”, relatore il Prof. Claudio Spadoni. Il suo studio è a Santa Maria in Fabriago, piccolo borgo nella campagna romagnola vicino al fiume Santerno. Le sue prime mostre di pittura risalgono alla metà degli anni novanta. Ha esposto in diverse gallerie pubbliche e private e in luoghi di interesse culturale in personali e collettive. Dalla Pinacoteca Civica di Monte San Martino (Mc), al Fondaco di Bra (Cn), alla Galleria Gollini di Imola (Bo), all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna, alla Galleria Del Ridotto a Cesena e nel 2024 al Centro Culturale di Arte Contemporanea, Argenta (Fe).

Sei100 

Il lavoro “600” realizzato per il Comune di Portomaggiore celebra i seicento anni della Fiera e racconta di alcune mie giornate passate a camminare per il paese fotografando quelli che per me sono stati appunti ora celati, ora svelati: appunti accumulati che sanno di storia perché il tessuto di questo lavoro è il tempo.

Noi siamo le stagioni, i ricordi e questi momenti vengono vissuti in modo diverso da ognuno di noi, assumono connotazioni diverse da persona a persona. Il tempo come divenire è un incontro fra la terra, l’oro della luce e il vento che scompiglia le storie e rende unica la nostra vita come i ricordi dei giorni di festa; dei giorni della fiera!

Sei100 inteso come informazione e traccia del mio passaggio in luoghi dove ho provato sensazioni ed emozioni che sono arrivate al mio cuore come frammenti, ovvero, appunti emozionali che costituisco la struttura e lo spazio temporale dell’opera, per me luogo di ricostruzione dei ricordi vissuti in un viaggio storico emozionale, in cui perdersi e ritrovarsi in quel frammento che in fondo rappresenta la nostra unicità.

Lo spazio del lavoro è lo spazio del pensiero e dell’immaginazione dove posso avventurarmi; queste nuove cose tutte insieme sono un balsamo che allunga la vita, strati di giorni, pensieri, momenti…dalla piazza con le sue voci, al teatro con il suo sipario, ai monumenti, ai muri, alle finestre, ai giardini e agli alberi che bramano il cielo.

Sono pagine di un libro da leggere… in ordine sparso.